sabato 3 ottobre 2009

La ViDa ES um BaIRro


Dopo una giornata di lavoro in ospedale, nel tardo pomeriggio…Prima uscita dalle mura della Divina Providencia, 4 donne, una jeep e 4 passaporti. Alla guida c’è Anna, una volontaria dotora che sta qui da mesi, una forza della natura. Sa le strade, conosce il modo per addentrarvisi, guida da dio, in questo traffico pazzo e ingestibile. Ci addentriamo nel Bairro. Buche, pozze, liquami a cielo aperto. Letteralmente il nome di questo quartiere, la Roche, vuol dire discarica, e subito la spiegazione davanti ai miei occhi: una distesa immensa di baracche, a sinistra, a perdita d’occhio, descrivere non si può, bisogna solo vedere. Tetti in eternit o simili che coprono strutture rettangolari, sotto le quali si vende, di tutto. Le luci del pomeriggio rivelano con uno scintillio finale che tutta quella accozzaglia termina dove inizia il mare e finisce la terra. Le valli anche lontane che vediamo dalla strada sono totalmente ricoperte dalle stesse medesime strutture…baracche per affari. Tutti gli astanti sono occupati a sistemare, piegare, bruciare, urlare, giocare. oggi siamo arrivati tardi per il mercato, ci torneremo. Oggi siamo venute qui per ritirare delle piccole opere d’arte che degli scultori hanno preparato per noi. Sono amici di Ivan, lavorano nel Bairro, seduti a terra,in compagnia di un gallo da guardia. Producono statuette, maschere, tagliacarte, vere opere d’arte, ricercate e preziosissime. Fermiamo la jeep dopo aver lasciato alle spalle partite di calcio improvvisate, negozi chic, venditrici di frutta e venditori di tronchesini per le unghie, di secchi, di scarpe, di copertoni, di olio, di popcorn e di smalti.
Parcheggio audace di Anna, brava anche a scansare i candungheros, taxi fatti a westfalia, colorati di bianco e blu, che sorpassano, sfiorano e soprattutto corrono. La coda, c’è sempre. Il traffico è fermo. Noi siamo arrivate. Tempo di salutare, farsi affascinare da movimenti così minuti e graziosi nel lavorare il legno, prendere, pagare, stringere la mano a bambini che ci accolgono nella strada con la cerimoniosità che si riserva a primi ministri (non il nostro) e siamo di nuovo in auto, per rientrare prima che faccia buio, è la regola. Non riesco a fare l’occhio alla quantità di immondizia presente ovunque. Nei giorni scorsi ho avuto l’occasione di passare vicino a quella che a me sembrava una montagna…erano metri e metri cubi di immondizie, le stesse che la notte bruciano e rendono il cielo rosa. Si, di notte una strana luce si alza dal bairro, è rosa, non ti permette di vedere le stelle. Piccolo dettaglio, uscendo dall’ospedale abbiamo visto le tende dell’isolamento per i pazienti con il colera. Questa mattina, brutto presagio per le diarree che arriveranno nei prossimi giorni anche ai bambini e che io e Gabriele dovremmo affrontare, abbiamo incrociato lo “staff” dell’ospedale, che preparava i letti per il colera: delle brande con il buco al centro, di grande utilità per chi ci si trovasse disteso. I bambini del nostro reparto sono favolosi e mi piace spupazzarmeli quando finiamo di lavorare. Gli specializzandi mi stanno passando un’immensità di conoscenze di cui faccio tesoro. Il portoghese mi piace e riesco a comunicare, migliora di giorno in giorno, il mio vocabolario si amplia, sono felice anche per questo.
Meu namorado sta in Finlandia, arrivato a destinazione. Siamo in piena non c’è altro da dire, sempre più vicini. Domani sarà Africa di nuovo, la sento già casa mia.